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Lo spettacolo dei ragazzi e delle ragazze della Fondazione Lorenzo Paolo Medas

Sabato 24 Maggio i ragazzi e le ragazze della Fondazione Lorenzo Paolo Medas ETS hanno mostrato, con lo spettacolo Il Club dei Lunatici, i livelli di abilità raggiunti nella recitazione dopo un anno di corso condotto da una che è proprio forte. Lei si chiama Laura Garau. Io ho avuto la possibilità di starle accanto, come tirocinante e uditore, durante tutto l'anno accademico. Che dire? Ho sempre pensato che le parole siano in grado di far comprendere agli altri il vissuto emotivo della propria esperienza ma in questo caso, lo ammetto, sarà difficile. Io, comunque, ci provo.

Mi sono divertito come non mai. Se solo avessi avuto qualche anno in meno, avrei chiesto a questi ragazzi e a queste ragazze, dopo ogni lezione, di uscire insieme per una birra o per una torta in qualche pasticceria aperta fino a tardi. Questo gruppo non mi ha motivato a fare o a non fare qualcosa (per quello ci sono gli psicologi se abbiamo problemi con dei blocchi personali); questo gruppo non mi ha guarito da nulla ( per quello ci sono i medici); questo gruppo non è speciale. Questo gruppo è semplicemente composto da giovani che con la loro ironia e autoironia, i loro racconti, sogni, le loro storie, il loro impegno - anche quando era palese un forte senso di noia e stanchezza tipico di adolescenti e preadolescenti - i loro dubbi hanno indotto in me, ad ogni fine lezione, un gran desiderio di fare un pò di baldoria insieme. E vi assicuro che questo, per chi è arrivato in una città nuova, è una gioia immensa.

Ho avuto di nuovo conferma che, come dice sempre una delle nostre formatrici, il Teatro è lavoro duro, è muoversi, è sudare, è rabbia, gioia e tempo che ci richiede e che ci sottrae da altre cose che vorremmo fare. Teatro è quindi anche sacrificio. Queste ragazze e questi ragazzi me lo hanno fatto comprendere perché con i loro sguardi e i loro abbracci mi hanno fatto sentire parte di questo lavoro nonostante mi trovassi nella posizione protetta di semplice osservatore. Non avrei dovuto restituire ad un pubblico, sotto forma di spettacolo, emozioni, sorrisi, momenti di tensione, momentaneo sconforto e ripresa improvvisa di un anno di lavoro.

Con alcuni ragazzi ci siamo presi al volo e giù a fare battute e a ridere insieme, con altri c'è voluto del tempo per una certa confidenza - non sempre la simpatia è a pelle e alle volte è servito essere attenti a certe cose, sia per me che per loro - e con altri ancora, invece, raramente sono nate occasioni di scambio. Chissà, forse ci siamo stati sulle palle sin da subito ma dovremmo incontrarci di nuovo per capire meglio cosa può nascere dal nostro incontro. Insomma questo è stato uno dei gruppi più eterogenei con cui io abbia mai avuto a che fare. Davvero un meraviglioso casino. Non voglio portarmi niente da questa esperienza perché farlo implica in un certo senso che qualcosa di non ordinario dalla propria routine abbia avuto un inizio e una fine ma per me non è così. Vorrei che il racconto della nascita di quelle relazioni, nelle loro molteplici forme e modi di manifestarsi, diventasse per me la narrazione quotidiana del mio modo di stare in questo stupendo e complesso mondo fatto da tutte e tutti voi, umanità così diverse le une dalle altre.



 
 
 

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