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Futuri vuoti di fiducia, condivisione, cooperazione e ascolto da colmare con un "gioco serio"

Aggiornamento: 13 ott 2020

Teatro per Educatori per incoraggiare, connetterci o ri-connetterci con aspetti importanti del rapporto conduttore/utente (colui che guida/colui che viene guidato):

• La relazione con l'altro

• La fiducia

• La cooperazione

• La condivisione

• L'ascolto

Modi di "vivere lo spazio e le persone" e approccio al rapporto quotidiano con le difficoltà del proprio contesto di lavoro che,se alimentati nel tempo, seppur in condizioni di problematiche e contrasti, potrebbero abituare la mente a costruire un nuovo modo di pensare, perché siamo convinti che questo ci faciliti nel far fronte alle conseguenze di tutto ciò che sappiamo essere così difficile da cambiare.

Un tentativo, questo, in cui occorre credere a prescindere da quali e quanti risultati o evidenti cambiamenti possa portare.


Ma che significa TEATRO PER EDUCATORI?

Ce lo spiega la docente Ambra Moriconi.


Mi capita tutti i giorni, nel mio lavoro, di usare questa entità, “il teatro”, come strumento, come veicolo, per fare... altro. Insegnare ai bambini piccoli le vocali, ad esempio, o aiutarli a superare la paura del buio. Parlare con dei ragazzi di violenza sulle donne o di lavoro minorile. Spiegare a degli alunni, a scuola, la raccolta differenziata dei rifiuti o i loro diritti fondamentali. Regalare a dei ragazzini di un centro diurno semplicemente quattro risate, la possibilità di evadere o anche un modo buffo e divertente per imparare a prendere l'autobus da soli, magari pensando e ripensando ai giochi fatti “a teatro” con gli Esercizi di Stile di Queneau. Suggerire a degli adulti la riscoperta delle loro capacità di giocare e quindi di mettersi in gioco. Le applicazioni e le potenzialità sono infinite. Non riusciremo probabilmente a farle tutte, è impossibile e non sarebbe onesto da parte mia provare a vendervi una sicurezza del genere. Però faremo del “teatro”, questo lo possiamo dire, e lo faremo “PER EDUCATORI”: delle simulazioni di situazioni tra educatore e utenti, in cui sperimentare le dinamiche teatrali.


Sembra semplice fornire una risposta completa ed esaustiva alla domanda " ma cosa significa TEATRO PER EDUCATORI"?. Lo sarebbe se fosse una lezione. Di grammatica, di informatica, no so, una di quelle discipline con delle regole, delle nozioni da conoscere, delle parole da ricordare. Quindi come rispondere?

È un laboratorio. È, senza dubbio, un'ipotesi e non una verità. Si sa dove si comincia, si accennano trucchi del lavoro dell'attore, ma non c'è una sola strada e non la si sceglie, si materializza QUI e ORA, insieme, tra coloro che vivono quel momento di gruppo, come si conviene per una esperienza teatrale. Il teatro non è un prodotto che si possa riprodurre o scambiare, ma un evento che si svolge solo in un tempo e spazio specifici, unico e irripetibile. : “Se la gente vuole vedere solo cose che può capire non dovrebbe andare a teatro, dovrebbe andare in bagno (B. Brecht)”.


Dice bene Glynne Wickham, studioso inglese di teatro shakespeariano del Novecento, quando afferma che ogni rappresentazione è un'esperienza collettiva che appartiene unicamente a coloro che sono realmente presenti in quel momento. Non esiste una risposta semplice, quindi. “Teatro”, poi, vuol dire tutto e non vuol dire niente.

Peter Brook, nel suo Lo Spazio Vuoto, ci dice che ne esistono infiniti, di “teatri”, ma ci dice pure che basta uno spazio vuoto, una persona che lo attraversa e un'altra che lo osserva per dare inizio ad una azione teatrale. Ogni genere di strada e di esperienza probabilmente è già stata percorsa nell'arco della storia dell'uomo: il teatro è ed è stato... di tutto. Ma a noi serve per un certo scopo, quindi sarà quel genere di teatro che cercheremo.

Cosa è quindi teatro... per noi? comunicazione, linguaggio, DONO e ascolto. ACCOGLIENZA, nel senso di accettare e prendere tutto ciò che vive, o muore, passa e va, nel qui e ora in cui stiamo usando questo linguaggio e vivendo questa esperienza. Forse questo. Una persona, metaforicamente “nuda”, che attraversa uno spazio vuoto, per un altra che la sta guardando. Corpo, voce ed emozione. Forse anche questo?


Perché un educatore ha a che fare con delle umanità e può utilizzare corpo, voce ed emozione per rendere tutti questi strumenti “attoriali” come una nuova lingua con cui comunicare ed esprimere, non necessariamente ed esclusivamente con la parola. Non certo esclusivamente per mostrare (mostrarsi). : “Il Teatro è questo: l’arte di vedere noi stessi, l’arte di vedere noi stessi! (A. Boal)”.

Il nostro corpo, la sua voce, le nostre emozioni. Sono gli attrezzi dell'artigiano attore e, come per tutti i mestieri, questi attrezzi si devono usare in un certo modo: esistono dei trucchi, degli allenamenti e delle tecniche. Noi ne potremo esplorare alcune insieme.

Esercizi con il corpo, la voce e le emozioni. Improvvisazioni e brevi scene teatrali, senza la pretesa di trasformare degli educatori in attori. Il nostro obiettivo non è questo, ma quello di capire alcune potenzialità dell'esperienza teatrale (intesa anche come indagine e studio dell’uomo sull’umano) in ambito educativo e formativo. : “Tutte le opere teatrali che sono state scritte dall’antichità ad oggi sono poliziesche. Il teatro non è mai stato altro che realista e poliziesco. Ogni opera è una investigazione portata a buon fne (E. Ionesco)”.

Con leggerezza ed umiltà proveremo ad usare queste premesse come suggestioni da cui partire per poter poi fare il teatro che ci riuscirà, nel nostro quotidiano lavoro. : “Dal punto di vista umano l’azione del teatro come quella della peste è benefica, perché, spingendo gli uomini a vedersi quali sono, fa cadere la maschera, mette a nudo la menzogna, la rilassatezza, la bassezza e l’ipocrisia (A.Artaud).”


Non dobbiamo fare qualcosa di serio e sacro e complicato, non per forza, ma possiamo fare le nostre piccole cose più diverse pensando che dietro c’è anche tutto questo. Così le nostre piccole cose ne saranno un pezzettino (...sic?). : “Per verificare il nostro senso del ritmo ci fanno camminare a vari tempi e misure, su varie cadenze (…) poi ci fanno fare, a tutti, questo esercizio: uscire in scena, avvicinarsi ad una dama, salutarla. Lei fa la riverenza e noi le baciamo la mano. Sembra una cosa da niente ma ne succedono di tutti i colori (K. Stanislaskij).” Ed eccoci qui. Il NOSTRO ambito: tutti i colori dell’umano?


Lo scopo del Laboratorio è suggerire degli strumenti di comunicazione, interazione e apprendimento che vengono dal mondo del teatro, dalla sua storia e dalle sue ricerche. Fornire un “metodo”, un’attitudine, uno stato d'animo, una predisposizione attraverso cui ognuno di noi possa comprendere di essere il miglior “creatore” di esperienze teatrali adatte al proprio contesto di ricerca e sperimentazione, semplicemente perché si tratta di sperimentare con lo spazio, con il tempo e con i corpi, le voci e le emozioni degli attori di quella precisa esperienza ed è quindi infinita la rosa di “cose che si possono fare” per raggiungere un momento di condivisione, creatività, empatia, cooperazione, condivisione e così via con tutti gli obiettivi a cui un percorso educativo possa aspirare.


Lo scopo del Laboratorio è favorire uno spazio attivo di ascolto, gioco espressivo, in cui sia gli educatori che i loro utenti possano contattare le proprie risorse umane, emotive, creative e sperimentarle attraverso il gioco. GIOCO (dal vocabolario Treccani) è qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, verbali, manuali e intellettive.

Il teatro è un GIOCO SERIO.


INFO AL LINK https://www.progettografroma.com/informazioni-evento/laboratorio-teatro-per-educatori



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