"Concretamente, io e Teo prendiamo un mezzo pubblico casuale in una direzione qualsiasi. Scendiamo a una fermata a caso. Inventiamo ( più precisamente invento) un obiettivo specifico che dichiaro con molta serietà, come se fosse un qualcosa di importante: dobbiamo trovare un gelato. Comprare dei bottoni rossi. Fotografare una casa viola. Procediamo in una dimensione qualsiasi. Ci concediamo ogni deviazione alla ricerca di elementi di interesse o piacere imprevisti, mettere i piedi in una fontana, mangiare un trancio di pizza, dondolare su un'altalena, sdraiarci su una panchina. In genere, documento fotograficamente le nostre performance. Cerchiamo di portare a termine l'obiettivo primario. Troviamo un modo di tornare a casa, a piedi o con altri mezzi pubblici...Teo non è innervosito dagli spazi sconosciuti, almeno finché non presentano stimoli sensoriali sconosciuti eccessivamente forti (rumore, luce, temperatura, affollamento). A questo proposito, occorre mantenere una certa lucidità durante la deriva: scegliere le strade giuste, evitare quelle rumorose o trafficate, provare a indovinare quelle più interessanti, non superare un certo limite di affaticamento...prendo la questione molto seriamente. Cosa avete fatto oggi pomeriggio? Oh, abbiamo fatto un'esplorazione psicogeografica. E' stata impegnativa, ma siamo stati bravi..."
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